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Il luntro restaurato nella relazione tecnica del mastro d’ascia

venerdì 3 agosto 2007

Il luntro restaurato si presentava allo stato dei fatti come un’imbarcazione datata intorno ai 60 anni, rivestita all’esterno da circa quattro strati di vetroresina, materiale che aveva compromesso e deteriorato lo scafo sia all’esterno che all’interno, provocando un’evidente collasso strutturale.

Nel rivestire l’imbarcazione non si era tenuto conto della necessità di praticare dei fori in prossimità della chiglia, i cosiddetti alleggi, i quali servono al deflusso dell’acqua, in questo caso, piovana.

La permanenza di acqua all’interno dello scafo ha accentuato l’invecchiamento dello stesso, solo in parte dovuto al trascorrere degli anni, provocando una notevole marcescenza e il diffondersi di una estesa fungosi.

Gli interventi condotti hanno contemplato le seguenti procedure:

- Al fine di conservare la forma originaria dello scafo nelle sue parti e poter rilevare con accurata e meticolosa attenzione i garbi di tutte le ordinate compromesse, comprese le mote sia di poppa che di prua, tutte le sezioni sono state alternativamente puntellate con degli assi trasversali.
- Per evitare la caduta dell’esigua linea di cavallino che distingue proprio questa imbarcazione e la torsione rispetto alla silhouette dello scafo, che è stato puntellato lateralmente e messo in assetto simmetrico longitudinalmente, si è dovuto passare al rilevamento in loco dei vari garbi, alla dismissione delle vecchie costole, alla riproduzione e susseguente messa in opera delle nuove.
- Le costole sono state riprodotte e messe in opera fedelmente con lo stesso tipo di legno (gelso bianco), la cui peculiarità è nota a noi maestri d’ascia. I tronchi di gelso si presentano infatti in natura con un tipo di venatura idonea allo scopo, la compattezza delle fibre permette il collegamento fra i vari pezzi strutturali e con essi il fasciame mediante una chiodatura anche molto ravvicinata che non produce eccessive fessurazioni.
- La sostituzione della chiglia in pino è stata eseguita dopo tutta la messa in opera delle ossature e con esse è stata collegata mediante perni filettati.
- Le ruote di poppa e di prua sono state collegate fra di loro mediante incastro a palella con chiave, e con la chiglia mediante incastro a palella semplice.
- Il calafataggio è stato effettuato con appositi scalpelli di metallo e martelli in legno, utilizzando canapa catramata, cotone a filo e ovatta.
- La stuccatura esterna è stata ottenuta mediante una miscela tradizionale, la quale garantisce una certa elasticità per le barche a fasciame.
- Tutte le parti non integrate sono state lasciate in originale, con la sola applicazione di una cera protettiva, al fine di evidenziare le preesistenze.

L’intero intervento di restauro è stato eseguito nel cantiere Staiti dai maestri d’ascia Domenico Staiti e Giacomo Costa, con la collaborazione dell’architetto Maria Tavano.

di Domenico Staiti


Vedi on line : Fonte: Cittàe Territorio 4/5/6 Luglio/Dicembre 2005

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