Ganzirri, il Peloro e lo Stretto di Messina

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Mitologia dello stretto di Messina e del territorio

venerdì 15 giugno 2007

Il paesino di Torre Faro, detto anche capo Peloro, si dice derivi il nome dal pilota di Annibale messo a morte per aver lasciato trasportare dalla corrente verso lo scoglio di Scilla la nave che lo trasportava.
Proprio di fronte al paese è uno dei posti più affascinanti del Mare mediterraneo cioè lo Stretto di Messina ricco di storie e leggende fin dall’antichità.

Le prime storie risalgono ad Omero che ci narra di questi luoghi nelle epiche imprese di Ulisse che dovette affrontare proprio qui i due spaventosi mostri marini di Scilla e Cariddi i quali "tengon sempre aperte le spaventose lor bocche, per inghiottire i miseri naviganti, l’uno in agguato al destro, l’altro al sinistro capo dello stretto di Messina, là dove la Sicilia e l’Italia si affrontano" (Eneide). In effetti lo stretto è sempre stato un luogo pieno di fascino e di mistero a causa delle turbolenti correnti del tirreno e dello jonio che si incontrano e si scontrano proprio di fronte Capo Peloro dando vita a strani e improvvisi movimenti e vortici nel mare molto insidiosi per gli antichi navigatori che non sapendosi dare una spiegazione la attribuivano a sinistri poteri e creature.

Ma anche la terra è piena di storia e di antichi miti famosi e conosciuti in tutto il modo. E’ proprio qui e in tutta la litoranea nord fino a Milazzo e sud fino all’Etna che nasce la leggenda di orribili creature i ciclopi giganti con un solo occhio situato in mezzo alla fronte che si cibavano di uomini e che Ulisse dovette affrontare nel suo lungo viaggio. In realtà vi è un fondamento storico sulla presenza di creature ormai estinte ma che anni fa popolavano l’isola. Infatti proprio sulle collinette che portano fino a Faro Superiore sono stati ritrovati dei reperti archeologici resti fossilizzati di elefanti nani che vivevano qui nella notte dei tempi. I teschi e i molari furono molto probabilmente, rinvenuti dagli uomini già milioni di anni prima, quando comunque gli elefanti nani si erano ormai estinti dall’isola, ma gli uomini di allora non sapendosi spiegare le strane forme e le dimensioni dei teschi li attribuivano appunto ai ciclopi, credevano infatti che la cavità del cranio, dove era situata la proboscide, fosse l’unico occhio centrale.

E poi non bisogna dimenticare il "muraglione" che si estende da Sant’Agata fino a Capo Peloro e che la mitologia vuole fosse stato costruito da Orione il leggendario fondatore di Messina, in realtà si tratta di una sorta di conglomerato spesso una decina di metri formatosi formatosi a causa di fenomeni naturali.

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