Ganzirri, il Peloro e lo Stretto di Messina
Il sito della riviera Nord di Messina, da Paradiso a Rodia

Ganzirri, Torre Faro, Capo Peloro: splendide località turistiche situate nella cuspide nord-orientale della Sicilia, dove sembra lentamente riemergere dalle acque la lunga catena appenninica. E’ un luogo di grande fascino, sempre immerso in una straordinaria luce. Confusa fra terra e acque, con i singolari laghetti di Ganzirri, la sua estremità individua la linea di demarcazione fra Tirreno e Ionio, vicinissima alla costa calabra e caratterizzata dall’alto metallico traliccio, entrato a far parte del paesaggio. Due litorali ne definiscono i margini, il primo sulle rive dello Stretto dove si allunga l’abitato di Messina, l’altro, a nord, presenta le spiagge più densamente popolate d’estate. Sui colli, vecchi casali conservano talvolta inimmaginati tesori d’arte.

Il mare e le sue antiche tradizioni, attraverso il luntro e la sua storia
Articolo pubblicato online il 3 agosto 2007
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Il nostro mare, confluenza di acque mitiche e vorticose, culla di civiltà e fonte inesauribile di bellezza, da sempre ha esercitato un irresistibile fascino sui popoli migranti e su quanti hanno avuto e hanno la fortuna di navigarlo per lavoro o per spirito di avventura.

Il variare dei suoi umori, quasi in simbiosi con quelli dell’uomo, ha ispirato nei secoli narratori e poeti, che hanno immortalato nell’immaginario collettivo storie marinare, i miti di Scilla e Cariddi, il tormentato viaggio di Ulisse, la sorte incompiuta di Colapesce e il miraggio osmotico della Fata Margana.

Ricco di vita e di mistero, simile ad un occhio luminoso incastonato tra coste sinuose e morbide colline, sollecita la tensione alla meraviglia e muove il pensiero alla comunicazione.

Quanti si riconoscono depositari della sorte di questo mare, fatta di lavoro e di spirito libertà, di sacrificio e di creatività, diventano spontaneamente custodi della sua bellezza, regolata ed esaltata dal respiro degli astri che in esso si specchiano.

Solo chi ha trascorso in questo mare molti anni della sua vita può vantarsi di comprendere i suoi messaggi, trasmessi dai colori del cielo, dalle viscere profonde rivelate dalla tempesta o dall’abbondanza di un buon pescato. Messaggi esaltati da un legame personale ed unico con Chi può e sa proteggere nei momenti difficili e rischiosi. Infatti, affidarsi ad una entità soprannaturale, per ottenere protezione e abbondanza di beni, è per "l’uomo di mare" il compimento naturale del suo rapportarsi a Dio attraverso la natura. Questa sacralità è sempre stata veicolo di civiltà e ne da testimonianza "l’arte dei mestieri" del mare, il cui sviluppo attraverso i secoli consente di scrivere la storia marinara dagli albori ai giorni nostri.

E’ intorno a quest’arte che si sviluppa il rapporto intimo fra l’uomo ed il mare, fatto di amore e di paura, di attesa e di confidenza. Questi sentimenti sono esaltati dal bisogno "dell’imprevisto" che nasce dal desiderio di dare un senso alla lotta quotidiana e di alimentare la speranza per l’indomani.

Come avviene per esempio, nella pesca del pesce spada, dove l’"˜imprevisto’ costringe col suo potere l’uomo e il pesce a partecipare insieme al destino di vita e di morte che li accomuna. Un destino che non spaventa gli uomini di mare che in esso, cercano conforto e sicurezza. In questo contenitore di emozioni e riflessioni contrastanti l’arte dei mestieri del mare ha un ruolo centrale. L’arte come un frutto prezioso resiste al logorio del tempo, unisce le generazioni consegnando loro un passato ricco di storia che va però sviluppato e valorizzato, sfruttando l’attitudine naturale dell’uomo a "saper vivere" e "saper amare" ciò che lo circonda. L’impegno primario di chi ama il mare è quello di aver cura anche di quei mestieri che lo qualificano come fonte di lavoro. L’attenzione data alle antiche tecniche di costruzione delle imbarcazioni e alle attrezzature adibite all’esercizio della pesca può impedire che la nostra società resti indifferente a quei valori del passato che conservano le conoscenze marinare.

Il nostro compito, quindi, è quello di riscoprire le radici della nostra civiltà legata al mare, di valorizzarla e trasmetterla per non dimenticare. Anche le vicende del luntro fanno parte della storia da far rivivere e offrire alle nuove generazioni.

di Maria Tavano


freccia Sul web : Fonte: Cittàe Territorio 4/5/6 Luglio/Dicembre 2005
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